Domenica 26 febbraio in via Spiga 1, il Fashion Revealer Omar Nardi, presenterà la sua collezione per la Milano Fashion Week partecipando al progetto Waste Couture.
Per Omar lo stile è sostenibilità, è un art lover e questo è un altro motivo per cui Omar piace tanto a Venette.
Omar nasce a Modena, trascorre l’infanzia con la passione per il disegno:
fare schizzi di abiti è una pratica che lo accompagna negli anni e che
diventa una costante.
Parallelamente, sperimenta con le arti performative, strutturando una
poetica che ha come fulcro il corpo e la carnalità.
Diplomato all’Accademia delle Belle Arti di Bologna, continua il suo
percorso studiando Fashion Design alla Royal Academy of Fine Arts di
Anversa.
Inizia la sua carriera creando cartamodelli, partendo dalla struttura intima
di ogni singolo capo.
Designer freelance fino al 2015, decide di creare un proprio marchio.
Fonda la società, lavora sulla brand identity e disegna la sua prima
collezione, che presenta a giugno 2016. Questa collezione ha come fonte di ispirazione il muro: architettura di sbarramento ed abbandono, va incontro ad
una metamorfosi e diventa tessuto avvolgente, morbido e
protettivo. Durante la Fashion Week Uomo di
Milano, all’interno di Men’s Hub in collaborazione con la Camera Nazionale
della Moda Italiana e a Vogue Talent. A Settembre 2016 decide di lanciare
una nuova CAPSULE dedicata al mondo dei graffiti e maggiormente
declinata allo STREEWEAR.
Passione, innovazione e design sono i valori portanti
del marchio.
Eleganza sartoriale, forma e essenzialità sono
l’espressione di una visione dell’outfit che le collezioni OMⱯR
perseguono.
Design, ricerca e attenzione per i
dettagli come valori imprescindibili del brand, in
grado di unire la tradizione sartoriale ai linguaggi
creativi appartenenti al mondo del fashion e dell'arte.
Il nuovo lavoro di stile di Omar si chiama "Dephormography".
A dispetto dell’industria della moda e delle sue tendenze glamour ed invece rivolto all’avanguardia e alla sovversione, il valore estetico delle creazioni di OMⱯR, determina un’importante testimonianza di come la moda sia in empatia con l’attuale tempra storica, spesso ripiegata verso l’inquietudine e il sentimento perturbante.
Indifferente alla tradizione per la quale la moda è sartoriale e anatomica (antropomorfa), la collezione esplicita una visione deformante dell’identità dell’abito, metamorfica nel senso evocativo degli esoscheletri e dei paramenti entomologici, che dai bestiari medioevali fino al celeberrimo capolavoro di Kafka, suggerisce il raro sentimento del sublime, ovvero quella bellezza medusea, cantata dai poeti ottocenteschi per esprimere insieme attrazione e disgusto, erotismo e orrore.
Ogni qualvolta partendo da una sorta di biografia personale del corpo, che è misura e referente da cui sviluppa l’indispensabile cartamodello (inteso come icona bidimensionale e al contempo anima smaterializzata dell’abito) OMⱯR costruisce fluide armature di tessuto, infierisce sul modello classico con tagli e cesure, talvolta restituendone soltanto l’ideale ossatura.
Non senza riferimenti alle “legature” chic di John Willie o alle più inquietanti mise da istituto psichiatrico, l’abito è sempre inteso come copertura, rifugio, artificio che in
qualche modo invita alla distanza e al timore reverenziale.
Con espliciti riferimenti alla cultura underground, tutto è mestizia, tutto è nero: un nero raffinato, intellettuale ed introspettivo, che riguarda le ombre e le sue innumerevoli sfumature, le sue accezioni tra il vuoto e il pieno.
In omologia al romanzo ”L’isola dei senza colore” di Oliver Sacks, dove è descritta la progressiva cecità cromatica degli abitanti di un’isola della Micronesia che invece è un tripudio di colori, in tutta la collezione è perseguito un inquietante albinismo di tipo cromofobico che insiste anche negli accessori anch’essi anamorfici, nati dalla preziosa collaborazione con Alessandra Marinelli e la sua azienda Creativity.
"Omar si impegnerà insieme a Venette a realizzare gli stessi accessori anamorfici nel materiale Ligneah (www.ligneah.com) un materiale che nasce dalla volontà di creare un nuovo materiale naturale sostenibile, cruelty free ,il legno che diventa morbido come una pelle e flessibile come un tessuto"
Merito della sua formazione alla Royal Academy of Fine Arts di Anversa, OMⱯR ha il merito di rinverdire i fasti della straordinaria avanguardia che lì vide i suoi albori nella seconda metà degli anni Ottanta. Avendo appieno compreso gli esiti stilistici della benvenuta jeune garde concettuale belga, ecco allora che ogni sua creazione è contraddistinta da concetti quali l’anti-moda, il minimalismo, l’oversize,l’androginia, lo charme decadente, l’estetica della povertà, la decostruzione derridiana, l’allure post-atomica di derivazione giapponese, l’aria dimessa e al contempo raffinatissima che si evince in ogni minimo dettaglio.
(a cura di Patrizia Silingardi)
“ Il tuo vestito dovrebbe far coincidere coi seni l’immagine delle natiche, impressa sul tessuto in tre colori. Le gambe si divaricheranno così a destra e a sinistra lungo le maniche imbottite, e le calze bianche, lunghi guanti a righe rosa, incoraggeranno le dita a essere due volte lo stivaletto, il cui tacco sarebbe il corsetto del pollice, la punta rossa invece l’indice. Le spalle hanno il contorno delle tue anche: sul dietro del vestito figura, rovesciato, il tuo davanti nudo, in modo che tra le natiche salga naturalmente la verticale, che nell’immagine separa i seni. Il piede destro è ripetuto varie volte nei capelli, ma in dimensioni arbitrarie, dato che i tuoi capelli neri, color catrame con riflessi di vaselina, sono raccolti in trecce irregolari, e ognuna somiglia al tuo piede destro e si risalda nel profondo della chioma, in certi punti dove si cela uno sguardo.”
(H. BELLMER, Anatomia dell’immagine)