Siamo a Milano io e Horus. Per il Salone del Mobile ci concediamo un giro esplorativo, anche perché quest’anno i temi portanti sono temi a noi cari, quelli che dovrebbero condurci verso un modo di vivere rigenerativo, infatti c’è spazio per fatti che si fanno riconoscere con parole come artigianalità, riuso, riciclo, rigenerazione e sostenibilità.
Tutti davvero sostenibili secondo quello che è il mainstream del momento, il leit motiv che ci consentirà di dare luce ai nuovi prodotti di design, quella ecologica.
Non abbiamo bisogno di un altro prodotto ecologico però. Infatti quello che accade è che prodotti ecologici certificati biologici o riciclati o naturali si aggiungono al fianco di produzioni consuete e quindi aggiungono altri prodotti sul mercato.
Non abbiamo bisogno di rappresentazioni della Natura, quando ci basta conservare, far conoscere e migliorare quella che naturalmente c’è.
Gli archistar ci propinano prodotti surrogati ad essa, quasi quella reale, davvero naturale, non fosse abbastanza interessante per poter essere meglio notata, curata e enfatizzata
Bei progetti ecologici sarebbero considerare ecosistemi naturali, farli conoscere per la loro ricca biodiversità e semplicemente sostenere la loro naturale e selvatica essenza. Senza per forza aggiungere una loro rappresentazione.
Fare conoscere l'ecosistema e insegnare a rispettarlo, questo sarebbe un progetto di sensibilità ecologica. Ma quale ecosistema? Quello di prossimità è essenziale. Non possiamo pensare di salvare l’oceano Pacifico dall’invasione della plastica se prima non provvediamo a salvare i fiumi e i mari di casa nostra e ognuno dovrebbe provvedere a riorganizzare il proprio quartiere dai problemi dei rifiuti e già questo impegnerebbe tempo, organizzazione ed economie non facili da gestire. Essere distratti da campagne green decentralizzate rispetto alla prossimità non aiuta a fare alcun passo avanti nel cambiamento della coscienza che dobbiamo raggiungere, se crediamo davvero che debba essere adottata una visione ecologica del vivere dell’umanità. Di fronte all’enunciato “salva anche tu l’oceano dalla plastica” ti puoi sentire impotente ma allo stesso tempo sollevato se ti fanno credere che per farlo devi solo comprare un altro paio di scarpe di plastica se pur riciclata o magari mettere una firma là dove l’ennesima organizzazione internazionale ti invita a farlo
il problema è che nella società dello spettacolo, dell’immagine, del consumo, si accetta solo quello che mentre luccica ti dà l’impressione del facile e del raggiungibile in poco tempo. Lo straordinario dell’ordinario non funziona, ha bisogno di essere edulcorato sempre...e anzi questa addizione di destrosio, diventa l'orgoglio del nuovo ecologista, quello che è ecologico perché lo richiede ora il mainstream, ed è funzionale al fine del consumo degli eco prodotti che tutti adesso fanno se è necessario anche a costo di più emissioni, ma l’importante è che tutti anche convinti di salvare il pianeta senza rinunciare a nulla anzi aggiungendo...
Non si conosce il vero significato di un mondo a emissioni sostenibili. Si pensa di arrivare a salvare il pianeta continuando il life plan di sempre ma non è così... Bisogna cambiare tutto e anche in fretta e chi è ai vertici avrebbe il dovere di disegnare la nuova organizzazione sociale ed economica e comunicare il cambiamento corretto in termini seducenti e invoglianti, configurando scenari anche con l'aiuto del Metaverso che siano visibili, desiderabili e realizzabili e impegnandosi al fine che, non solo vengano diffusi ma che siano secondo un metodo ragionevole, ma soprattutto infallibile, raggiungibili. Ma non c’ è la visione e a nessuno interessa averla. Non c’ è tempo per studiare e chi ha studiato non viene ascoltato perché "il profitto e subito", è ancora al primo posto come scopo di qualsiasi azione economica. Il pianeta è sotto assedio, oggetto di un depredamento selvaggio e autorizzato, mascherato ora dalla più biasimevole delle ipocrisie.
Cerchiamo di capirci meglio l’ecologia non è un altro prodotto in più, è un’altra visione della vita, semplicemente.